Invito a leggere

Manlio Sgalambro in Cronache Parlamentari Siciliane, XI, n. 6, giugno 1994, p. 26

Dopo Messina, Torino. Le fiere del libro ripercorrono la strada delle esposizioni universali del secolo scorso

Perché leggere? Nel pressante invito a leggere, nelle predisposte manovre con cui si vorrebbe trasformare in lettore ogni comune mortale, la domanda rimbalza leggera e insopportabile. Le varie fiere del libro, saloni e così via ripercorrono la strada delle «esposizioni universali» in cui, nel secolo scorso, fu edificato quell’universo che oggi domina dalle vetrine delle città mondiali. Per il momento tutto quel che si chiede è in effetti che il libro si acquisti. Ma già si comincia a domandare sul serio che lo si legga.

La politica fa la sua parte. I suoi officianti benedicono i libri e tagliano nastri.
Si edifica, per Dio!
Ogni libro è un mattone con cui si costruisce la torre di Babele. Forse il politico lo sa? L’interesse della politica per la cosa è innegabile. Essa dapprima insegna a leggere – lo fa per i suoi scopi – poi ti dà in mano i libri. Anche qui i suoi scopi sono evidenti. Qualsiasi cosa vi sia scritto il libro assicura la coesione sociale. Una volta esso si temeva. La politica lo guardava vigile. La chiesa lo bruciava. Oggi le istituzioni lo benedicono e guardano con ansia le statistiche come il cacciatore conta le quaglie nel suo carniere.
In realtà la lettura diventa innocua in proporzione alla quantità di libri. Più libri si pubblicano più l’atto di leggere perde la sua aura. Allo stesso modo più sono i lettori, più libri si pubblicano. Tutto sembra veleggiare verso il Regno. Ma si diffonde nello stesso tempo e per gli stessi motivi una incredulità verso il libro che lo rende innocuo. La fiducia che ogni libro sarà sostituito da un altro consolida una specie di cattivo infinito. Ci sono libri e sempre ce ne saranno.
Questa certezza è perniciosa per il libro. Nessuno dovrebbe mai sapere se domani ci sarà ancora un libro. Questo lo renderebbe prezioso e mortale.
Perché leggere, dunque? La domanda che una volta coinvolgeva la vita oggi coinvolge lo stracco destino di editori e librai. Un libro poteva essere l’incontro di tutta una vita. E l’uomo di un solo libro faceva si sorridere, ma nello stesso tempo dava a quel libro l’importanza di essere stato scelto per l’eternità.
Se possiamo parlare di una metafisica della lettura, ingenuità perdonabile, è perché dunque c’è qualcosa d’altro. Attraverso quest’atto può cambiare tutta la nostra vita. Il rischio della bellezza o del pensiero penetrare in noi con la furia del malaffare. Votarci per tutta la vita al pensare, alla bellezza: ciò può avvenire con la velocità del fulmine.
Ma perché ciò accada bisogna entrare con un libro in un rapporto strettamente individuale. Delicato come il rapporto con un altro essere e più decisivo. Leggerne migliaia e poi leggerne solo uno per tutta la vita.

Per il momento si chiede solo che il libro sia acquistato. Ma c’è già chi domanda all’acquirente di leggerlo… L’interesse della politica per il libro è innegabile. Ormai nessuno lo teme.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *