Battiato a Napoli “Ribellarsi è giusto”

Antonio Tricomi in La Repubblica, 29 novembre 1994

Napoli – «È indegno il modo in cui lo Stato italiano scippa i soldi alla gente. Almeno ospedali e scuole dovrebbero essere gratuiti». Chiara la presa di posizione, indignato il tono della voce. Franco Battiato, invitato dai francescani di Napoli a presentare la sua Messa arcaica e ad incontrare i giovani, si schiera con la protesta studentesca. E un lungo, vibrante applauso è risuonato sotto la volta della chiesa di Santa Maria La Nova, dove ieri il musicista ha incontrato gli studenti napoletani. Erano in 400, molti dei quali seduti a terra, in cerchio, di fronte all’altare maggiore. Quasi tutti domenica sera avevano assistito, insieme ad altre mille persone, alla Messa arcaica nella basilica di Santa Chiara e all’esibizione di Battiato, che aveva anche proposto una sequenza delle sue canzoni più “spirituali”, da Oceano di silenzio a E ti vengo a cercare. In prima fila, il sindaco Bassolino, che prima del concerto ha voluto incontrare l’artista: «Avevo l’influenza – dice Battiato – e lui mi è venuto in soccorso, offrendomi un’aspirina». La mattina dopo in un’altra chiesa, quella di Santa Maria La Nova, l’artista ha incontrato i ragazzi. Accanto a Battiato c’era il filosofo Manlio Sgalambro, che per il musicista ha scritto il libretto dell’opera Il cavaliere dell’intelletto e scriverà i testi del prossimo album pop (un brano, Fornicazione, è già pronto, e Battiato l’ha eseguito in concerto nel tour estivo di quest’anno). Il tema stabilito per l’incontro era, un po’ genericamente, l’origine della vita. Ma appena l’artista, togliendosi gli occhiali scuri, ha preso la parola, è stato chiaro per tutti che si sarebbe trattato di una conversazione a tema libero. «Non ho niente da dire, ed è così rassicurante per me», ha esordito il musicista. «Per tutta la vita ho combattuto contro il sovraffollamento del pensiero, tanto che ora fare il vuoto è diventato un gioco molto interessante». Incontro aperto, dunque. Santa Maria La Nova si trova nel cuore antico della città. Tutto intorno, le facoltà universitarie e gli istituti superiori che in queste settimane sono stati attraversati dalla protesta, tanto da promuovere Napoli a capitale della nuova contestazione e della lotta al caro-tasse. Inevitabilmente, gli echi della protesta giungono anche sotto la volta di questa silenziosa chiesa duecentesca. Si vedono, forse per la prima volta, capelli lunghi e barbe “freak”, giubbotti di cuoio e zainetti, look d’assalto e divise dark. Tra i banchi, i cantanti Enzo Gragnaniello e Patrizia Lopez in tenuta neo-hippy. Ad un certo punto, arriva la domanda “calda”. A farla è un ragazzo esile, occhialini tondi e capelli ricci. «Hai dichiarato che secondo te ribellarsi è ancora giusto. A patto però di non fermarsi alla mera rivendicazione dei diritti, di andare oltre, di muoversi nel senso di una dimensione totale, cosmica». Inevitabile anche chiedere a Battiato del ’68, che il musicista ricorda bene e di cui i ragazzi hanno forse un’immagine mitica. «Guardate cosa sono diventati i leaders del ’68», risponde Battiato. «Molti di loro oggi sono manager di Borsa. Non mi sento un artista votato ai problemi sociali: i problemi che ho sono quelli che si pongono tra la mia persona e la mia esistenza. Ma credo che nessuno possa sognarsi di mettere in discussione il diritto all’istruzione gratuita». E anche in tema di religione, Battiato non fa mistero della propria eterodossia, forse provocando qualche imbarazzo tra i francescani presenti. «San Tommaso d’Aquino mi fa girare la testa. Sono un occidentale, ma mi sento molto vicino alle religioni e filosofie orientali. Non so cosa sia la fede, ho un rapporto molto pratico con queste cose. Ho sempre visto la presenza divina nei fiori, nella natura. Dio non è una persona che ha creato il mondo, è un luogo in cui arrivare».

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