Alberto Infelise, lastampa.it
, 20 agosto 2019
La Cura è una delle canzoni più abusate e interpretate nella storia della musica leggera. La si può ascoltare a matrimoni, funerali, battesimi, fidanzamenti, diciottesimi, primi giorni di ritiri di squadre così così, cessioni del quinto. A chi sia dedicata di preciso non si può dire. Franco Battiato e Manlio Sgalambro che la scrissero, smentendo per una volta il loro amore per la chiarezza, a più riprese hanno detto che si riferisce a una persona o a una situazione amata, ma quale sia questa persona o situazione ognuno lo decide per sé. E non è escluso che sia scritta proprio per la persona più amata: se stessi. A testimoniare dell’importanza del pezzo nella cultura popolare contemporanea, Checco Zalone volle specificare all’amata Angela che egli sì si sarebbe preso cura di lei anche in condizioni realmente difficili, non come Battiato dai campi del Tennessee.
È però il concetto di Cura che spinge in questi giorni a ripensare a quelle parole e a ripesarle proprio mentre accarezzano il silenzio che permea questi anni di Franco Battiato. Un silenzio attraversato da alcune voci. Intanto quelle su un possibile disco in uscita a ottobre, Battiato & Royal Philharmonic Concert Orchestra, che dovrebbe contenere (oltre a esecuzioni dal vivo dell’artista registrate nel 2017) anche un inedito risalente al 2015 dal titolo Torneremo ancora. E poi quelle, così insistenti da dover essere smentite ufficialmente dallo staff dell’artista, sulla vendita della sua casa a Milo, sulle pendici aspre dell’Etna.
Ebbene, prendersi cura è forse la forma più alta e intensa di amore, sia esso un amore vicino e interessato oppure sconosciuto e persino lontano. Chiunque abbia a cuore la vita, prima ancora che l’arte, di Franco Battiato ha ora l’occasione o addirittura il dovere di rispettarne e proteggerne il silenzio. Dare fiato alle illazioni, cercare parole dove non ce ne sono, presenza dove c’è desiderio di solitudine è violare quella regola fondamentale e sacra dell’umanità che è il rispetto della persona. Succede agli artisti di produrre quel miracolo della vicinanza degli sconosciuti, per il quale chi è padre di opere che toccano il nostro spirito diventa illegittimo parente, vicino, amico al quale essere grati. Così per molti appassionati è doloroso il silenzio di Battiato e al contempo denso di speranze per un futuro di presenza. Ma amarlo, ora, significa rispettarlo, fare un passo indietro, superare le correnti gravitazionali, lo spazio e la luce per non farlo invecchiare: e aver cura di lui.