Quanti colori!

Giuseppe Frazzetto, facebook.com, 9 dicembre 2020

Quanti colori! Molti pensarono a Manlio Sgalambro come uomo solo in nero, samurai di qualcosa di molto simile al vuoto cosmico, all’entropia, a un qualche genere di nulla.
No. Molti colori.
Entrando in quella stanza ovviamente respirante di libri, in alto nello scaffale, la ben nota collana di libri gialli – gialli per copertina, non per genere, beninteso, sebbene per Sgalambro l’esistenza, la vecchiaia, Dio fossero non dissimili dai personaggi d’un truce poliziesco (noi tutti: le vittime).
Altro colore? Il “carta da zucchero” della copertina di “Museo. Aporia dell’immagine”, che mi pubblicò la De Martinis (di Fortunata), di cui Sgalambro era il Nume.
E poi lo scarlatto e il senape di certi pantaloni, lui “cantautore”.
E l’arcobaleno d’un sorriso e d’un commento quando gli feci ascoltare una certa musica.
E il bianco, assoluto, dei capelli. Mago della vecchiaia, lo incontrai (ero uno stupido ragazzo che scriveva, niente di più) quando era più anziano di quanto io sia oggi. Grigi i tempi, coloratissimi i ricordi.
[Ringrazio Salvatore Sequenzia per avermi ricordato che oggi 9 Dicembre, giorno d’una specie di mio compleanno apocrifo, ricorre l’anniversario della nascita di Sgalambro].

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