Battiato a Santa Croce poi diventerà attore

Paolo Russo in La Repubblica, 13 dicembre 1995

Firenze – Santa Croce è gremita. Almeno duemila persone aspettano nella meravigliosa basilica, tra «le urne de’ forti» e le impalcature per i restauri del soffitto, che Franco Battiato salga sul palco per il suo concerto, promosso dall’assessorato alla Cultura della Regione, insieme all’Orchestra della Toscana, che dopo Enrico Rava e prima, pare, di Butch Morris prosegue così la sua avventura anche in aree extracolte. Ieratico, sorridente, Battiato entra in scena, dove orchestra e coro Athestis, già schierati agli ordini di Filippo Maria Bressan, attendono. E finalmente, tra applausi e raccoglimento, il concerto inizia sulle note della Messa Arcaica, per concludersi trionfalmente un’ora e mezzo più tardi, dopo Haiku, L’ombra della luce, alcuni estratti da Gilgamesh e Il cavaliere dell’intelletto. «Musica adatta alla meditazione, complessissima nella sua semplicità che forse ha la pretesa di nascondere uno spessore dietro questa apparente uniformità stilistica», così la definisce il suo autore, che aggiunge ora ai molti e prestigiosi luoghi di culto d’Italia nei quali ha già cantato – a Firenze per esempio un paio d’anni fa fu sul sagrato di San Miniato al Monte -, anche Santa Croce. Ma oltre la via di una rinnovata classicità imboccata da Battiato ormai anni fa, c’è una grande, importante novità che segna un ulteriore arricchimento della sua prolifica carriera artistica: l’approdo al cinema. Ne aveva già fatto cenno qualche giorno addietro, e, in occasione del concerto fiorentino, ha voluto dare qualche dettaglio in più su questa storia – una vera e propria fiction – ideata da Franco Battiato, sviluppata e sceneggiata dal suo amico, collaboratore e filosofo Manlio Sgalambro (al quale era affidato in Santa Croce il ruolo di voce recitante de Il cavaliere dell’intelletto) mentre la regia invece sarà di Enrico Ghezzi. «L’idea di questo film» è Sgalambro che parla «è abbastanza costosa almeno dal punto di vista immaginativo, non facile da spiegare. In ogni caso è una visione musicale, ma non nel senso che si racconta la musica o qualcuno dei suoi protagonisti quanto in quello che vede un personaggio tutt’a un tratto scoprire che nel mondo in cui vive si può salvare solamente attraverso la musica. E tenta lui, che questa musica la conosce certo ma solo in quanto ascoltatore, di trasformarsi in uno che la esegue, dalle cui mani possono sprizzare note, superando così la passività dell’ascoltatore. Questo bisogno del protagonista nasce dalla scoperta improvvisa che la musica che proviene dagli altri può essere interrotta da una causa qualsiasi in qualsiasi momento, e perciò sceglie di volerla apprendere: questa decisione diventa la sua ossessione. Ecco l’inizio, il filo conduttore del film». «Questo è il risultato» precisa il musicista «della mia idea iniziale che ovviamente il nostro lavoro ha successivamente modificato, arricchito: l’esperienza di un bancario quarantacinquenne che decide di diventare concertista e, ahimè, ci riesce. Perché ahimè? perché così avremo un concertista in più…». Battiato avrà quasi certamente un ruolo nel film, il cui primo ciak pare abbastanza vicino: la sceneggiatura è in fase avanzata, il casting è già in corso e l’Ungheria appare finora il set più probabile.

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